L’APPROCCIO IN SICUREZZA SULLA SCENA DEL CRIMINE di M.Mancini

L'APPROCCIO IN SICUREZZA SULLA SCENA DEL CRIMINE di M.Mancini

LA SICUREZZA DELL’OPERATORE, DELLE VITTIME E DEL CONTESTO DELLA SCENA DEL CRIMINE

     di Massimiliano Mancini (1)

AbstractApprocciarsi in sicurezza alla scena del crimine, qualunque essa sia, dall’area di un incidente stradale ai locali oggetti di furto o di un incidente sul lavoro sino all’area di un omicidio efferato, deve essere la preoccupazione principale cdi tutti gli operatori sin dalla prima pattuglia che giunge sul posto. Tutelare non solo l’integrità delle prove ma prioritariamente l’incolumità degli operatori, delle vittime e dei cittadini è un compito complesso ma necessario.

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(1)Segretario Generale UPLI, già comandante dirigente di Polizia Locale e Provinciale, criminologo esperto in psicologia investigativa, giudiziaria e penitenziaria.

 

Premessa

Spesso la polizia locale è la prima forza di polizia ad intervenire su una scena del crimine, termine che può evocare immagini cinematografiche forse lontane dalla vita comune, ma all’atto pratico è facile riscontrare quante volte l’operatore di polizia si trova in scenari con persone decedute nell’ordinarietà del lavoro quotidiano, come nel caso degli incidenti stradali, degli incidenti sul lavoro, decessi riconducibili ad abuso di sostanze stupefacenti.

La scena del crimine non richiede però necessariamente la presenza di morti o feriti gravi, poiché un corretto approccio al luogo e nelle prossimità di dove è avvenuto un reato ipoteca gli esiti delle indagini, poiché una corretta attività di sopralluogo e repertazione permette di trovare le prove e di poter risalire agli autori del crimine e, viceversa, l’accesso superficiale o non professionale alla scena del crimine può perdere o addirittura distruggere elementi fondamentali per la risoluzione delle indagini.

Questo è vero in contesti nei quali tutte le forze di polizia, anche locale, si trovano frequentemente e ordinariamente, come nel caso dei locali e abitazioni ove sono avvenuti furti ed altri reati contro il patrimonio, oppure sulla scena di danneggiamenti dolosi (incendi, attentati, atti vandalici ed altro) ed altro ancora.

Cosa fare

Come comportarsi in questi casi, per evitare di inquinare irreversibilmente le indagini, come evitare rischi ulteriori (crolli, esplosioni, lesioni, contaminazioni, ecc.) per gli operatori e per il pubblico che è sempre attratto dai crimini spinto da una irrefrenabile curiosità.

Se è vero che l’analisi della scena del crimine richiede competenze approfondite e specifiche (spesso di competenza di investigatori scientifici) si deve considerare che statisticamente il personale di tutte le forze di polizia che interviene per primo sulla scena appartiene generalmente alle qualifiche più basse, con competenze specifiche pressoché nulle (personale delle volanti, radiomobili e servizi di viabilità, ecc.).

Per questa ragione è necessario che tutto il personale delle forze di polizia abbia una formazione essenziale ma chiara sui primi interventi sulla scienza del crimine, attuando un protocollo che eviti inquinamenti e distruzioni delle fonti di prova e che contemporaneamente tuteli l’incolumità degli operatori e del pubblico.

La scrupolosa osservanza di queste cautele consentirà di evitare inutili rischi, ma anche di trasformare delitti evidenti in casi irrisolvibili, infatti la moderna tecnologia consente di evidenziare ed amplificare anche tracce minime che consentono di ricostruire con precisione l’esatta dinamica del delitto e di risalire scientificamente all’autore, anche a distanza di anni, ma purtroppo non è possibile ricostruire la traccia che è stata inquinata o distrutta.

I grandi casi irrisolti dimostrano chiaramente come sia difficile giungere a delle certezze inoppugnabili quando la scena del crimine è stata alterata proprio da coloro che sono intervenuti per primi sulla scena.

La sicurezza della scena del crimine

Nell’approccio alla scena del crimine, anche in quella che appare un semplice incidente stradale, premesso che tutte le scene del crimine vanno trattate con le stesse procedure e con le medesime attenzioni, la metodologia di azione si può distinguere in tre momenti e livelli di azione principali:

  1. primo livello: gestione emergenze, perimetrazione della zona e allertamento del personale addetto ai rilievi;
  2. secondo livello: rilievi tecnici e assicurazione delle fonti di prova, eventuale richiesta di ausilio del personale tecnico appartenente ai reparti speciali per operazioni complesse;
  3. terzo livello: rilievi ed accertamenti tecnici sulla scena, anche irripetibil, effettuati grazie all’utilizzo di mezzi tecnici complessi e ad uso esclusivo di questi reparti.

Il primo livello e quindi la prima preoccupazione nell’approccio alla scena del crimine deve essere proprio la gestione dell’emergenza e la messa in sicurezza, compito prioritario della prima squadra di polizia che interviene sull’area interessata, tutelando in particolare:

  1. sicurezza propria: evitando di assumersi rischi per la propria vita e incolumità;
  2. sicurezza dei soggetti in pericolo: assicurando il soccorso ai feriti e l’aiuto alle persone in pericolo;
  3. sicurezza della popolazione circostante;
  4. sicurezza dell’ambiente circostante.

Nel momento più idoneo di queste fasi si deve procedere senza ritardo alla perimetrazione dell’area, proprio perché in questo modo si distingue il fuori e il dentro della zona dove indirizzare le attenzioni per la sicurezza e dalla quale escludere i soggetti terzi per tutelarli assieme alla sicurezza della stessa scena del crimine.

1.Sicurezza propria

La sicurezza degli operatori, anche di quelli del soccorso, è prioritaria e non per mero egoismo, ma perché innanzitutto non bisogna aggiungere altre vittime e poi l’incolumità degli operatori è la condizione essenziale per fronteggiare il crimine nelle immediatezze e anche per dare opportuno soccorso ad eventuali vittime del crimine.

A questo scopo arrivando sul posto, già prima di scendere dall’auto, è opportuno illuminare bene l’area, quindi posizionare il veicolo in una posizione sicura, sia al riparo da eventuali attacchi armati, laddove non si possa escludere la presenza di malviventi e soprattutto in un’area che sia ben visibile, illuminata e protetta rispetto la circolazione degli altri veicoli, in modo da non creare intralcio, a meno che non si voglia bloccare l’afflusso dei veicoli, e soprattutto in modo da non costituire pericolo per sé e per gli altri di incidente stradale.

Prima di entrare nell’area è opportuno un sopralluogo visivo esterno, per rilevare la presenza di incendi, anche potenziali (ad es. perdita di carburante, bombole del gas aperte, ecc.), il rischio di crolli strutturali.

In caso di pericoli evidenti avvisare immediatamente i Vigili del Fuoco e attenersi alle loro indicazioni e se sono rilevati esplosivi mettersi in contatto con la Questura per l’intervento degli artificieri.

In caso di rinvenimento di armi

Qualora siano presenti armi sulla scena del crimine è opportuno procedere al rilevamento prioritario, fotografando l’arma nella scena e nel dettaglio con una fettuccia metrica accanto.

Quindi si procede ad asportarla mettendola prima in sicurezza, utilizzando dei guanti per non alterare i successivi rilievi dattiloscopici, per la ricerca delle impronte digitali, e chimico/fisici che si rendessero necessari.

Nella repertazione si annoterà la marca e se noto il modello, il numero di matricola, dando atto se esso presenti delle abrasioni fisiche e/o chimiche, lo stato (carica/scarica, con il colpo in canna, priva di proiettili, ecc.), il numero di proiettili presente, la posizione del cane/percussore (armato, abbattuto), l’inserimento della sicura e quindi repertandola apponendola preventivamente in un sacchetto sigillata e custodendola nella massima sicurezza.

Per manipolare le armi in sicurezza è opportuno afferrarle solo sulle parti zigrinate, e ciò sia perché sono quelle progettate per essere impugnate ma anche per evitare di alterare eventuali impronte che sulle parti lisce si fissano più a lungo e si rilevano meglio.

2.Sicurezza dei soggetti in pericolo

Solo dopo aver assicurato la propria incolumità l’attenzione deve essere rivolta alla presenza di feriti e presunti morti, perché sino a prova contraria certa i corpi in stato d’incoscienza devono essere considerati vivi pur se privi di segni vitali.

Il soccorso necessario ai feriti consiste nell’allertare il servizio sanitario di pronto soccorso (118 o altro) e solo se si è formati ed addestrati si può prestare il primo soccorso, ricordandosi sempre l’antico brocardo “primum non nocere” [per prima cosa non nuocere], evitando quindi di aggravare ulteriormente il quadro clinico del ferito in maniera iatrogena, ossia in conseguenza delle errate azioni di soccorso

È importante in ogni caso verificare alcuni elementi che permetteranno la migliore attivazione dei miglior dispatch sanitari, che sono i protocolli delle centrali operative per inviare i mezzi e il personale di soccorso con la maggior rapidità ed efficacia in funzione della gravità (incosciente, in arresto cardiocircolatorio, politraumatizzata, ecc.) e delle condizioni della vittima (da estricare, libera, da soccorrere in punti difficili da raggiungere, su strada, in area autostradale, in mare, in ambiente tossico/pericoloso, ecc.).

Quante più informazioni si riusciranno a dare all’operatore del soccorso e tanto maggiori saranno le possibilità di salvare la vittima che comunque deve essere sempre considerata grave sino a prova contraria, poiché ciò che è visibile non necessariamente corrisponde all’esatto quadro clinico (ad. es.le emorragie interne o i traumi cranici non sempre producono effetti immediati).

Inoltre queste informazioni assunte per il soccorso potranno rivelarsi utili anche per le successive indagini.

Tra le principali informazioni da fornire:

  1. Lo stato di coscienza (se parla, se interagisce o comunque risponde alle domande, anche solo con gesti).
  2. Se il corpo è in arresto cardiocircolatorio, per controllare la respirazione può essere utile uno specchietto oppure un metallo lucido, l’umidità della respirazione lo fa appannare, per il battito che potrebbe essere molto debole, se non si è esperti a sentirlo sul polso si può provare appoggiando le dita ai lati del collo.
  3. La presenza ferite visibili e la consistenza delle perdite di sangue e altri fluidi organici, (ad. es. quanto è abbondante l’emorragia, se c’è perdita di muco o altri fluidi, se dalle ferite c’è fuoriuscita di ossa che indicano una frattura esposta, ecc.).
  4. La posizione della vittima e se è facilmente accessibile.

La morte

La morte è definita giuridicamente come la cessazione irreversibile dell’attività cerebrale[1].

L’accertamento della morte spetta al personale sanitario e può essere presunta solo in caso di decapitazione o maciullamento negli altri casi, infatti, laddove non sia avvenuto un accertamento strumentale nei modi e per i tempi stabiliti dopo l’accertamento medico è comunque prescritto un periodo di osservazione di ventiquattro ore per scongiurare rischi di morte apparente[2].

Quando si rivengono presunti cadaveri, ossia corpi incoscienti in stato di arresto cardiocircolatorio, è opportuno procedere senza ritardo a:

  1. chiamare il pronto soccorso sanitario;
  2. annotare l’ora esatta di rinvenimento;
  3. rilevare, se possibile, la temperatura ambientale (questo servirà per datare meglio l’ora della morte con la rilevazione della temperatura basale);
  4. fotografare la posizione del corpo (secondo le regole della fotografia forense e quindi con almeno una ripresa generale della scena, eventuali dettagli sulle lesioni/ferite);
  5. quando si ha il referto avvisare il magistrato.

Elementi per la presunzione di morte:

  • Assenza di attività cardiorespiratoria.
  • Midriasi pupillare (dilatazione della pupilla insensibile alle stimolazioni luminose).
  • Rigor mortis (rigidità diffusa su tutto il corpo della vittima, resistenza delle articolazioni a qualsiasi tentativo di movimento).
  • Algor mortis (perdità della omeotermia e quindi il cadavere appare freddo).
  • Albor mortis (il pallore conseguente all’assenza della circolazione ed il ristagno di sangue nelle parti inferiori del corpo del cadavere che appaiono arrossate con le tipiche macchie dell’ipostasi cadaverica)

3.Sicurezza della popolazione circostante

Verificare il rischio di incendi ed esplosioni, che è la prima attività da svolgere per mettere in sicurezza se stessi, consente anche di tutelare la popolazione circostante ma ciò non basta.

Infatti il metodo più sicuro per evitare lesioni a terzi e nello stesso tempo per tutelare dai terzi soggetti la scena del crimine è l’allontanamento.

Tuttavia per un duplice ordine di ragioni è opportuno che la prima pattuglia di polizia che intervenga sulla scena del crimine, prima di allontanare i terzi estranei dalla scena del crimine, proceda preventivamente all’identificazione.

Questo consentirà di tutelare la loro incolumità laddove ci si accorga successivamente di un rischio che possa averli contaminati (agenti biologici, chimici, tossici in genere) e altresì, ai fini investigativi e giuridici, in caso di necessità si potrà risalire ai testi ed escludere successivamente soggetti che si dichiarano presenti sull’area interessata al reato.

Quindi si identificheranno indicando l’ora di arrivo, se possibile la loro posizione sommaria (ad esempio all’interno di veicoli, ovvero a piedi, vicini/distanti a un cadavere o a un veicolo coinvolto, ecc.) e il loro eventuale coinvolgimento con soggetti o oggetti della scena del crimine (ad es.proprietari di un veicolo, passeggeri, parenti di alcuni, ecc.).

4.Sicurezza dell’ambiente circostante

Porre in sicurezza l’ambiente significa evitare contaminazioni e inquinamenti del suolo, dell’aria, e delle acque ma anche emissione di radiazioni.

Queste situazioni possono capitare molto spesso nel caso degli incidenti stradali, a causa delle sostanze inquinanti che hanno tutti i veicoli (carburanti, lubrificanti, batterie, soprattutto nel caso delle vetture ibride ed elettriche).

Ma il rischio principale è rappresentato dai veicoli commerciali che trasportano merci pericolose e dalle scene del crimine che coinvolgono depositi e industrie che trattano sostanze chimiche, biologiche o radioattive.

Nel caso di veicoli che trasportano merci pericolose si deve prestare grande attenzione ai codici Kemler, indicato da una tabella arancione quadrata con due numeri sovrapposti di colore nero che costituiscono un metodo codificato di identificazione delle sostanze pericolose viaggianti su strada o ferrovia.

 

 

 

Sistema Kemler per l’identificazione delle merci pericolose:

 

I numeri al di sopra indicano la natura del pericolo:

Liquido infiammabile 1 Esplosione
4 Solido infiammabile 2 Emanazione gas
5 Comburente 3 Infiammabile
6 Tossico 5 Comburente
7 Radioattivo 6 Tossico
8 Corrosivo 8 Corrosivo
9 Pericolo di reazione violenta spontanea 9 Reazione violen

 

La combinazione indica una sommatoria di pericoli mentre la ripetizione dello stesso numero il rischio elevato.

Il numero al di sotto identifica la sostanza specifica.

Quando sulla scena del crimine (incidente stradale o altra situazione) sono coinvolti questi veicoli si deve immediatamente contattare i Vigili del Fuoco oppure il servizio specializzato il cui recapito telefonico de pronto intervento è indicato sulla tabella stessa.

È molto importante prestare attenzione alla raccolta e alla conservazione dei reperti biologici, poiché la manipolazione deve avere riguardo, prima ancora che alla corretta catena di validità giuridica, anche e soprattutto alla sicurezza propria e dell’ambiente per evitare la diffusione di materiale che può essere infetto.

[1] Legge 29 dicembre 1993, n.578 “Norme per l’accertamento e la certificazione di morte” articolo 1 (Definizione di morte) “La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo. …”.

[2] Legge 578/93 articolo 4 (Periodo di osservazione dei cadaveri) “Nei casi in cui l’accertamento di morte non viene effettuato secondo le procedure di cui all’articolo 2, nessun cadavere può essere chiuso in cassa, né essere sottoposto ad autopsia, a trattamenti conservativi, a conservazione in celle frigorifere, né essere inumato, tumulato, cremato prima che siano trascorse ventiquattro ore dal momento del decesso, salvi i casi di decapitazione o di maciullamento.

 

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202056 M.Mancini-Approccio in sicurezza alla scena del crimine

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