LA SOLIDARIETÀ INUTILE PER FARSI BELLI DEL NULLA CHE SI È FATTO. SI ABBIA ALMENO IL PUDORE DI TACERE!
Il “vigile di Roma” investito dal carabiniere ha perso una gamba e non avrà nulla, se fosse successo il contrario il carabiniere avrebbe avuto la pensione privilegiata
Abstract: Due giorni fa, un operatore di polizia locale è stato investito assieme ad altri due colleghi, mentre svolgeva il suo dovere, da un’auto che gli è piombata addosso a tutta velocità condotta da un carabiniere ubriaco con un tasso alcolemico di 3 volte superiore ai limiti di legge. A soli 25 anni è in terapia intensiva e gli hanno già amputato una gamba. La polizia locale dal 2011 non ha la causa di servizio, quindi con una tale invalidità sarà ritenuto inabile al servizio e (forse) e dovrà sperare nella pietà delle istituzioni per poter sopravivere rinunciando a tutti i suoi sogni. A parti opposte, se fosse stato investito il carabiniere avrebbe avuto la pensione privilegiata. Prima ancora che sia sciolta la prognosi i sindacati e le associazioni di polizia locale hanno fatto una triste gara a diffondere i propri comunicati di solidarietà sui canali della polizia locale, ottima occasione di autopropropaganda, senza aver fatto mai nulla per tutelare davvero la polizia locale, neanche in questo caso, nemmeno un brevissimo sciopero o una piccola agitazione. Invece per una coltellata senza conseguenze date a un ferroviere tutta l’Italia si è fermata per lo sciopero generale. Noi, che da soli 6 anni, ossia dalla nostra fondazione abbiamo sempre chiesto un CONTRATTO AUTONOMO –che ribadiamo sempre– nel quale inserire le tutele equivalenti a quelle delle altre forze di polizia, noi che non abbiamo passato gli ultimi 38 anni (dalla l. 65/1986 di riforma della Polizia Municipale) a limitarci a scrivere stucchevoli e vergognose letterine di inutili richieste a tutti gli organi per farci belli del nulla, quasi come letterine a Babbo Natale, noi che invitiamo tutta la categoria a fare politica piuttosto che mettersi ai piedi della politica, noi che non abbiamo mai confuso la legge 121/1981 con il contratto di lavoro, abbiamo avuto almeno il pudore di tacere e di non inviare alcuna nota a nessuno.
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L’INQUADRAMENTO CONTRATTUALE DELLA POLIZIA LOCALE
Dal 1986 la polizia locale intesa come categoria (polizia municipale, polizia dell’unione dei comuni, polizia provinciale, polizia metropolitana, polizia regionale) ha una legge (l. 65/1986) che gli ha dato un inquadramento giuridico autonomo ma l’ha lasciata nel comparto contrattuale degli enti locali.
Dai primi anni del 2000, in attuazione delle disposizioni di principio introdotte dalla l. 29/1993 e quindi dal d. lgs. 165/2001, è stato trasformata la precedente disciplina contrattuale di tipo pubblicistica nel nuovo contratto privatistico del comparto regioni e autonomie locali, anche questa volta non si è distinta in alcun modo la funzione e quindi la struttura giuridica, previdenziale e assistenziale della polizia locale.
Il contratto del comparto regioni e autonomie locali è inadeguato per la polizia locale non per la natura privatistica, che viceversa offre migliori tutele, essendo rimesso all’interpretazione del giudice del lavoro, che tutela in via diretta i diritti soggettivi dei lavoratori potendo addirittura disapplicare la legge, piuttosto che alla cognizione del giudice amministrativo che ha cognizione solo degli interessi legittimi dei cittadini, lavoratori o meno che siano. La vera criticità del contratto del comparto regioni e autonomie locali, è il fatto che disciplina allo stesso modo gli impiegati amministrativi, che fanno un lavoro d’ufficio per 5 giorni la settimana senza alcun reale rischio e avendo libero quasi ogni pomeriggio e tutte le festività, e gli operatori della polizia locale che lavorano ogni giorno della settimana su più turni e in tutte le festività, in ogni condizione meteorologica, respirando smog e rischiando la vita ogni giorno.
Negli oltre 2o anni di vigenza del nuovo contratto del personale degli enti locali, l’unica gentile concessione che si è fatta alla polizia locale è stata la previsione di un’indennità di vigilanza, che negli ultimi incrementi è arrivata a 200€ lordi annui, peraltro non per tutti ma per il solo personale che svolga effettivamente servizio esterno.
Si è anche introdotta un’area negoziale, per sviare qualsiasi idea di contratto autonomo per la polizia locale, rimettendo alla contrattazione decentrata la possibilità di dare letteralmente qualche euro in più per gli operatori di polizia che svolgano mansioni particolarmente disagiate.
Ora io pongo due semplicissime domande non alle parti negoziali, ma alla coscienza di ognuno: è giusto questo stato di fatto ed è corretta la difesa dei lavoratori che hanno fatto sindacati e associazioni di categoria in tutti questi anni?
LA CAUSA DI SERVIZIO
L’istituto della causa di servizio corrisponde al riconoscimento di un infortunio o di una malattia professionale che investano alcune categorie di lavoratori. Fino al 2011 era esteso a tutti i dipendenti pubblici, ma con il decreto “Crescitalia” del 6 dicembre 2011, convertito con modificazioni nella legge n. 214 del 22 dicembre 2011, è stato confermato solo per il personale del comparto difesa, sicurezza, Vigili del fuoco e soccorso pubblico.
Con il D.L. 14/2017, dal 22 aprile 2017, sono stati introdotti per la Polizia Locale gli istituti dell’equo indennizzo e del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, con esclusione della pensione privilegiata e degli altri benefici legati alla causa di servizio.
All’atto pratico ciò significa che l’operatore della polizia locale travolto dal carabiniere ubriaco potrà avere un indennizzo, ma pur avendo perso la gamba e la giovinezza a soli 25 anni dovrà trovare come vivere. Viceversa se fosse stato investito il carabiniere dal vigile ubriaco, il riconoscimento della causa di servizio gli avrebbe attribuito una pensione dignitosa e anche l’onorevole riconoscimento di ferito in servizio.
Anche su questo punto di nuovo le due domande formulate sopra alla coscienza di ogni persona: è giusto questo stato di fatto ed è corretta la difesa dei lavoratori che hanno fatto sindacati e associazioni di categoria in tutti questi anni?
LA TUTELA DELLA CATEGORIA
Martedì 5 novembre scorso un capotreno è stato accoltellato al braccio da un ragazzo senza biglietto, non ha riportato fortunatamente alcuna grave conseguenza, eppure tre giorni dopo, lo scorso venerdì 8 novembre, tutta l’Italia è stata bloccata dallo sciopero generale indetto da tutti i sindacati.
L’operatore della polizia locale travolto dal carabiniere assieme ad altri due colleghi ha già perso una gamba e non si ha ancora certezza di tutte le conseguenze che riporterà. In questo caso i sindacati si sono limitati a qualche comoda nota di solidarietà così come hanno fatto altre associazioni di categoria. Nemmeno 1 minuto di sciopero, neanche lo stato di agitazione o perlomeno una manifestazione di protesta sulle condizioni di lavoro e di insicurezza della polizia locale.
In compenso c’é stata una triste gara a diffondere “comunicati stampa” inviati non agli organi si stampa ma agli operatori di categorie oppure le solite letterine di protesta, che assomigliano tanto a letterine a Babbo Natale, indirizzate a tutti gli organi istituzionali ma diffuse, pro domo sua, alla categoria per fare autopromozione e raccattare iscrizioni a buon mercato.
Anche in questo caso ho due domande rivolte sempre alla coscienza di ognuno: ma non si prova almeno un po’ di vergogna a speculare su queste tragedie per farsi pubblicità e non si ha almeno il pudore di tacere?
E NOI COSA DOVREMMO FARE?
Restare in silenzio, senza scrivere inutili letterine di solidarietà che hanno il retrogusto della beffa. Avere almeno il pudore di non speculare sulla tragedia di Daniele, un nostro figlio di 25 anni, un vero servitore dello Stato. Chi vuole davvero essergli vicino lo aiuti concretamente in qualsiasi modo fosse possibile, dia un contributo, vada a trovarlo, supporti i familiari.
Se invece si vuole cambiare questo stato di cose allora, come diciamo sempre, bisogna agire politicamente, non chiedendo compassione ma agendo per passione, facendo politica attiva piuttosto che mettendosi ai piedi della politica. Tanto chi crede che facendosi zerbino possa assicurarsi una carriera deve ricordarsi che ci sarà sempre uno più servo.
Entriamo dentro le stanze delle decisioni, votiamo chi ci difende non chi ci promette, siamo pochi per il sindacato ma siamo tanti voti se ne prendiamo consapevolezza. Tuteliamoci da soli se non lo fanno gli altri, ovviamente sempre dentro la legalità e mai disonorando l’uniforme, prendiamoci i diritti che ci spettano perché i lavoratori della polizia locale non hanno meno rischi e non fanno un lavoro meno duro delle altre forze di polizia, come dimostra, tristemente, anche quest’ultimo fatto.
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